lunedì 30 settembre 2019

il mio femminile pt1

il mio femminile ama gli accessori per capelli, non so il perché ma quando qualcosa che mi piace i miei occhi si fanno così *_* e devo averlo, devo indossarlo nonostante ancora non ho i capelli lunghi come vorrei  






lunedì 23 settembre 2019

valutazione psico


Il sig. CC  è in terapia  presso questo studio dal maggio 2019 con la richiesta di avviare una valutazione psicologica quale passo necessario ad accedere al percorso di transizione.
In seguito alla partecipazione ad incontri presso lo Sportello ALA trans Milano onlus, il Sig. CC si è rivolto a questo studio.
Dopo una prima fase di conoscenza, assessment e valutazione, emerge che il disagio  manifestato dal paziente appartiene alla sfera dei disturbi dell’identità di genere.
Il sig. CC vive in autonomia in un appartamento di proprietà, ha una sorella minore coniugata con figli.
I genitori vivono nelle vicinanze. Il padre è pensionato, la madre casalinga.
Dopo una lunga esperienza come barista e in due note aziende della zona come operaio, attualmente è in cerca di  lavoro come dipendente dal 2019, ma si occupa di assistenza informatica a domicilio ed è molto attivo come blogger nel campo della moda e sensibilizzando, informando a sostenendo le persone in ambito LGBT.
Dall’anamnesi risulta che l’infanzia del paziente è stata segnata dalle difficoltà scolastiche incontrate  nel ciclo obbligatorio: il disagio relazionale è notevole per le caratteristiche particolari del paziente, sia fisiche,  di atteggiamento e gestualità femminili,  che personologiche con una spiccata sensibilità, tratti di introversione e chiusura che lo espongono a un’attenzione che il paziente avverte come eccessiva e giudicante al punto da comprometterne la serenità e  il rendimento.
Dai 9 anni in poi  il paziente inizia a vestire per gioco in solitudine abiti femminili provando un senso di appagamento e il desiderio di appartenere al sesso opposto.
La cosa, egosintonica,  è avvertita come una necessità e un desiderio impellente ed appagante, ma da tenere nascosto ai   familiari. Seppur bambino, il paziente intuiva che per cultura , estrazione sociale e valori la propria famiglia non avrebbe  compreso le necessità del paziente.

Allora inconsapevole della presenza di un disturbo dell’identità di genere, il paziente sviluppa relazioni soddisfacenti e capacità produttive solamente dai 14 anni in poi, lasciando la scuola  per iniziare a lavorare come barista/cameriere con soddisfazione e pieni riconoscimenti.
Sempre più autonomo economicamente grazie al lavoro il paziente, adulto,  si trasferisce in un appartamento in affitto poi di proprietà. La maggiore libertà dalla famiglia, consente al Sig. CC di sviluppare nel tempo una prima consapevolezza di un disturbo di genere. Il travestitismo continua ad essere praticato  con abiti, acconciature, trucco e modalità comportamentali con maggiore autonomia e condiviso in rete e non con amiche fidate..
Il travestitismo, dapprima vissuto negli aspetti estetici e liberatori,  in un secondo momento diviene  occasione di riflessione sul proprio corpo, sull’insoddisfazione rispetto ad esso, sul benessere liberatorio sperimentato in solitudine e con le amiche fidate rispetto alla forzatura che nel tempo il paziente percepiva rispetto al “ruolo maschio” nella “finzione  sociale” con comportamenti, atteggiamenti e abiti conformi alle aspettativi maschile stereotipate soprattutto nel contesto lavorativo.
Il paziente sentiva chiaramente di  “interpretare un ruolo forzato” nei contesti sociali, e di essere se stesso unicamente con le amiche fidate , a conoscenza dell’orientamento di genere del paziente.
In quest’ambito maturano le situazioni di crisi,  allorché il paziente  nell’intimità della propria abitazione dismetteva i modi e il travestimento femminile per accedere al mondo reale, lavorativo e famigliare in panni maschili sia fisici che psichici.
Maturano sensazioni di scissione, il paziente avverte sempre più pressante la forzatura dell’habitus maschile cui si sete costretto dall’ambito lavorativo e familiare e inizia a svelare sempre più le proprie tendenze femminili.
Il timore di essere rifiutato si rivela  in parte  infondato: gli amici e i colleghi coinvolti sostengono il paziente, i famigliari  si dicono contrari, ma non osteggiano.
Il paziente  durante il percorso psicoterapeutico ha preso coscienza della necessità psichica dell’integrazione di alcuni contenuti  non ancora ben definiti legati all’identità di genere e non all’identità sessuale, aspetto praticato in senso omosessuale, ma decisamente secondario negli investimenti emotivi del paziente.
La risoluzione della frizione e della scissione tra il femminile vissuto  in modo solipsistico e nel web e la realtà del paziente, ha sortito esiti positivi nel tempo a favore del consolidamento della propria identità.
Durante la terapia , il paziente ha iniziato gradualmente  a vestire in modo femminile in diverse occasioni accompagnato e non da amiche. Ha iniziato a cercare un’occupazione stabile che consenta di accedere al lavoro con abiti e modalità femminili in modo da  proseguire in un contesto accogliente e rispettoso,  il percorso di transizione eventualmente in essere nei vari step decisi nel tempo avvenire.
Passi più concreti rispetto al corpo sono stati avviati elaborando le conflittualità interpersonali e sociali.
Il paziente ha consolidato nel percorso psicoterapeutico buone risorse di coping atte ad  attivare alcuni cambiamenti importanti nella propria vita.
In seguito a questa  consapevole attivazione, il Sig. CC  si è scelto il nome di Katie.
Il sig. CC attualmente giova di una buona rete di supporto amicale.
Veste in modo femminile nella quotidianità, con accessori e trucco leggero; ha tentato di  procedere all’epilazione definitiva, incontrando un ostacolo fisico nella resistenza dei propri tessuti e, in accordo con il Centro Estetico Medico di riferimento, ha rimandato con dispiacere l’attuazione della depilazione  dopo l’avvio della terapia ormonale  che potrebbe essere di sostegno.
Discusi i possibili effetti collaterali sul corpo e sull’umore della terapia, il paziente si sente pronto ad avviare la terapia ormonale.
Il sig. CC non fuma, non fa uso di alcool, concorda nella  necessità di attività fisica e del mantenimento di  un buon regime alimentare.
Questo passo ha  l’obiettivo di  una migliore aderenza ad una sostanziale  forma psichica e fisica femminile in cui  il proprio corpo sia riconosciuto quale  elemento fondante del sé.
Si inserisce quale proseguimento e arricchimento di un processo identitario psicofisico in atto e consapevole.
Il  paziente si impegna a proseguire il supporto presso questo studio per fronteggiare gli eventuali cambiamenti che incontrerà.
Non si rilevano disturbi cognitivi,  dell’affettività o comportamentali.

martedì 10 settembre 2019

psico 10 09

oggi la mia psico mi ha fatto leggere la mia valutazione che poi mi dovrà arrivare via mail e la stampo come ricordo, poi questa valutazione andrà presentata dall'endocrinologo